sabato 1 dicembre 2012

AVANGUARDIA ITALIANA.



In Italia dopo la prima guerra mondiale domina l'accademia.
Nasce il movimento razionalista, ma sarà in parte ostaggio del nuovo regime Fascista che in diversi modi ne condizionerà lo sviluppo.
Nonostante questo si avranno diversi architetti razionalisti anche di valore, ma avverrà un inevitabile compromissione con lo "stile Novecento" o con il "Neoclassicismo" semplificato di Piacentini più consono alle tesi di un regime autoritario.
Con il termine razionalismo italiano, quindi, si intendono tutte quelle correnti architettoniche che partendo dal futurismo (da cui si sono sviluppate in Italia negli anni venti e anni trenta) si collegano con il Movimento Moderno Internazionale proseguendo poi in vario modo, in frange, sino agli anni settanta.
Nel 1926 sette giovanissimi architetti: Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Adalberto Libera, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava e Giuseppe Terragni  (verrà chiamato poi "Il gruppo 7") varano il razionalismo italiano.
Il loro primo atto è la pubblicazione sulla “Rassegna Italiana” di una serie di articoli usciti dal dicembre 1926 al maggio 1928. Dicevano in un articolo:
“…Noi non vogliamo rompere con la tradizione: è la tradizione che si trasforma e assume aspetti nuovi sotto i quali solo pochi la riconoscono…”

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